Europa, 12 dicembre 2024
Le sottoscritte organizzazioni che si occupano di diritti umani, ambiente e a sostegno dei difensori dei diritti ambientali in Europa esprimono la loro preoccupazione per il disegno di legge 1236 (ex 1660) sulla sicurezza attualmente in discussione al Senato italiano. Nel complesso, il decreto segna una preoccupante ulteriore restrizione ai legittimi diritti di libertà di espressione, di riunione e di protesta, tanto che molte organizzazioni italiane per i diritti civili e i diritti umani lo etichettano come il più grave attacco alla libertà di protesta mai sferrato negli ultimi decenni. Siamo preoccupati per l’impatto di alcune prescrizioni sul diritto dei movimenti e delle organizzazioni per il clima e l’ambiente a svolgere manifestazioni e proteste, come riconosciuto dagli standard e dalle convenzioni internazionali sui diritti umani. Particolarmente preoccupante è l’introduzione di un reato penale per i blocchi stradali che si accompagnerebbe a sanzioni amministrative. Sono inoltre previste specifiche aggravanti nel caso in cui il blocco stradale sia effettuato da più persone, con pene detentive che vanno da sei mesi a due anni.
Questa tendenza non è limitata all’Italia, come possiamo registrare nel nostro lavoro a sostegno del diritto di protesta e di difesa dell’ambiente in vari Paesi europei. È il risultato di una progressiva restrizione dello spazio civico e dell’abbandono dei diritti fondamentali che va di pari passo con l’indebolimento dello Stato di diritto e la scarsa considerazione, se non la violazione, degli standard e delle convenzioni internazionali da parte di un numero crescente di governi in tutto il mondo.
Desideriamo ricordare che il rapporto tra le attività e le iniziative dei movimenti per la giustizia climatica e il legittimo esercizio del diritto alla libertà di riunione e di associazione è stato affrontato, tra l’altro, da una specifica comunicazione del Relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto alla libertà di associazione e di riunione. Il Relatore speciale fa riferimento al parere del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, secondo il quale “ci si aspetta che gli attori privati e la società in generale accettino una qualche forma di limitazione delle loro attività nell’esercizio di questo diritto. Qualsiasi forma di punizione prevista per “l’interruzione del traffico” o per altre attività di protesta pubblica dovrebbe essere chiaramente definita per garantire il rispetto dei diritti umani e per prevenire forme ingiuste di interferenza con il diritto alla libertà di riunione pacifica.”[1]
I blocchi stradali, in quanto modalità di esercizio del diritto di riunione dovrebbero essere pertato considerati come “uso legittimo dello spazio pubblico”, al pari di altre modalità di utilizzo, come la circolazione di veicoli o persone o lo svolgimento di attività economiche. Pertanto, un certo livello di “perturbazione della vita ordinaria causata dalle assemblee, compresa l’interruzione temporanea del traffico” dovrebbe essere tollerato, a meno che non ciò non comporti conseguenze sproporzionate o un pericolo imminente per la sicurezza pubblica. Osservazioni simili sono state espresse dal relatore speciale sui difensori dei diritti ambientali ai sensi della Convenzione di Aarhus, Michel Forst, nel 2024.[2]
Pertanto, gli organizzatori di tali manifestazioni dovrebbero avere la libertà di scegliere, senza interferenze da parte delle autorità statali, i modi più efficaci per trasmettere il loro messaggio. In sintesi, il blocco stradale è una forma legittima di protesta e gli Stati dovrebbero quindi proteggere gli spazi di azione necessari per le campagne di disobbedienza civile e di azione diretta nonviolenta. Non dovrebbero essere imposte restrizioni a queste forme di protesta pacifica e si dovrebbe esercitare la massima cautela nel decidere arresti, accuse, detenzioni preventive, condanne o imposizioni di multe contro gli attivisti per il clima impegnati in queste azioni.
Si noti inoltre che, in base a un disegno di legge separato approvato in precedenza dal Parlamento italiano, gli attivisti e le attiviste che svolgono azioni dimostrative non violente nei musei o presso i monumenti sarebbero soggetti a multe più salate e a possibili detenzioni.
L’apparato repressivo previsto dal Decreto Sicurezza non si limita alla “criminalizzazione” delle pratiche di disobbedienza civile nonviolenta dei movimenti ambientalisti, ma colpirebbe anche le comunità che resistono alle grandi infrastrutture non necessarie e imposte. Infatti, un’altra norma contenuta nel Decreto Sicurezza introduce delle aggravanti (con la possibilità di un aumento della pena detentiva fino a 20 anni) per i reati di resistenza e violenza a pubblico ufficiale se gli stessi sono commessi “al fine di impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di un’infrastruttura strategica”.
Nel complesso, desideriamo esprimere la nostra ferma condanna per l’evidente presa di mira di specifici gruppi sociali da parte del disegno di legge proposto, che attacca un ampio spettro di diritti fondamentali. Infatti, la proposta di legge criminalizzerebbe ed emarginerebbe ulteriormente le comunità vulnerabili, tra cui gli immigrati, i mendicanti, i senzatetto, i Rom, i residenti nelle case abusive e i detenuti.
Alla luce di quanto sopra, esprimiamo il nostro sostegno e la nostra solidarietà alle organizzazioni, alle reti e ai movimenti italiani che stanno convergendo su una piattaforma comune per riaffermare i diritti fondamentali alla libertà di espressione, associazione e protesta, nonché per proteggere e difendere l’ambiente e mobilitarsi per la giustizia climatica e sociale.
Legal Team Climàximo, Portogallo
European Civic Forum, Belgio
Network for Polict Monitoring (NETPOL) England and Wales, Inghilterra, Galles
Community Rights in Greece, Grecia
Greenpeace CEE, Austria
HOTM, Belgio
U:NITE, Belgio
In my name, Belgio
We buildt this, Belgio
Artists4 Palestine, Belgio
Queen Nikkolah, Belgio
The Keepers, Belgio
Cyprus NGO Initiative, Cipro
LDH (Ligue des Droits de l’Homme – France), Francia
RECLAIM Belgio
, European Anti Poverty Network (EAPN), Belgio
Asociacion Cultural Baizara , Spagna
Green Legal Impact, Germania
Protection International, Belgio
European Environment Bureau, Belgio
NOVACT, Spagna
Iridia – Centre per la Defensa dels Drets Humans, Spagna
XR Legal NL, Olanda
ILGA – Europe, Belgio
Statewatch, Inghilterra
Futuro Vegetal, Spagna
United for Climate Justice,
Solidar, Belgio
International Federation for Human Rights (FIDH), within the framework of the Observatory for the Protection of Human Rights Defenders
World Organisation Against Torture (OMCT), within the framework of the Observatory for the Protection of Human Rights Defenders
Gaynet
Greenpeace
appello in inglese
(le organizzazioni aderenti continuano ad aumentare…aggiorneremo via via che sottoscrivono..)
Legal Team Climàximo, European Civic Forum, Network for Police Monitoring (NETPOL) England and Wales, Community Rights in Greece, Greenpeace CEE, HOTM, U:NITE, In my name, We buildt this, Artists4 Palestine, Queen Nikkolah, The Keepers, Cyprus NGO Initiative, LDH (Ligue des Droits de l’Homme – France), RECLAIM, European Anti Poverty Network (EAPN), Asociacion Cultural Baizara , Green Legal Impact, Protection International, European Environment Bureau, NOVACT, Iridia – Centre per la Defensa dels Drets Humans, XR Legal NL, ILGA-Europe, Statewatch, Futuro Vegetal, United for Climate Justice, Solidar,
International Federation for Human Rights (FIDH), within the framework of the Observatory for the Protection of Human Rights Defenders
World Organisation Against Torture (OMCT), within the framework of the Observatory for the Protection of Human Rights Defenders, Gaynet, Greenpeace
AGAINST CRIMINALIZATION OF ENVIRONMENTAL ACTIVISM AND RIGHT TO PROTEST IN ITALY, AND IN SUPPORT OF NATIONAL MOBILIZATIONS AGAINST DRAFT BILL 1236
Europe, December 12, 2024
We, the undersigning organizations, groups and collectives working on human rights, climate justice and environment and in support of environmental rights defenders in Europe hereby express our concern about the draft bill 1236 (ex 1660) on security currently in discussion at the Italian Senate. Overall, the decree marks a worrying further restriction to the legitimate rights of freedom of expression, assembly and protest, to the extent that many Italian civil rights and human rights organizations label it as the most serious attack to the freedom of protest ever waged in recent decades.
We are concerned about the impact of certain prescriptions on the right of climate and environmental movements and organizations to carry out demonstrations and protests as recognized by international human rights standards and conventions. Particularly worrying is the introduction of criminal offense for human roadblocks that would accompany administrative penalties. Specific aggravating circumstances are also envisaged in cases where the roadblock is carried out by more than one person, with prison sentences that would range from six months to two years.
This trend is not limited to Italy, as we can record in our work in support of the right to protest and defend the environment in various European countries. It is the result of a progressive restriction of civic space and fundamental rights that goes hand in hand with the weakening of the rule of law and the disregard, if not violation, of international standards and conventions by a growing number of governments around the world.
We wish to recall that the issue of the relationship between the activities and initiatives of climate justice movements and the legitimate exercise of the right to freedom of assembly and freedom of association was addressed by, among others, a specific communication by the UN Special Rapporteur on the right to freedom of association and assembly. The Special Rapporteur refers to the UN Human Rights Council’s opinion according to which “private actors and society at large are expected to accept some form of limitation on their activities in the exercise of this right. Any form of punishment provided for ‘traffic interruption’ or other public protest activities should be clearly defined to ensure respect for human rights and to prevent unjust forms of interference with the right to freedom of peaceful assembly.” [1] In fact, roadblocks, as a mode of exercising the right of assembly, should be considered as “legitimate use of public space”, equally with other modes of its use, such as the movement of vehicles or people or the conduct of economic activities. Therefore, a certain level of “disruption of ordinary life caused by assemblies, including temporary disruption of traffic” should be tolerated, unless it entails disproportionate consequences or imminent danger to public safety. Further concerns were expressed by the Special Rapporteur on Environmental Rights Defenders under the Aarhus Convention Michel Forst in 2024. [2]
Therefore, organizers of such demonstrations should have the freedom to choose, without interference from state authorities, what may be the most effective ways to get their message across. In summary, roadblocking is a legitimate form of protest, and states should therefore protect the necessary spaces of agency for civil disobedience and nonviolent direct action campaigns. No restrictions should be imposed on these forms of peaceful protest, and utmost caution should be exercised in deciding about arrests, charges, preventive detentions, convictions or imposition of fines against climate activists engaged in such actions.
It should also be noted that under a separate bill approved earlier by the Italian Parliament, activists that hold nonviolent demonstrative actions in museums or by monuments would be subject to increased fines and possible detention.
The repressive apparatus envisaged in the Security Decree is not limited to the “criminalisation” of nonviolent civil disobedience practices , but affects also communities and movements resisting unnecessary and imposed large-scale infrastructures. In fact, another provision proposed in the Security Decree introduces aggravating circumstances (with the possibility of a prison sentence of up to 20 years) ) for the crimes of resistance and violence to a public official if the same are committed “in order to prevent the construction of a public work or strategic infrastructure.”
Finally, we wish to express our strong condemnation of the evident targeting of specific social groups by the proposed draft bill which would undermine a wide spectrum of fundamental rights. As a matter of fact, this legislation would further criminalise and marginalise vulnerable communities, including immigrants, beggars, the homeless, Roma people, those residing in squats, and detainees.
In the light of the above we express our support and solidarity to the Italian organisations, networks and movements that are converging on a common platform to reassert the fundamental rights to freedom of expression, association and protest as well as to protect and defend the environment and to mobilize for climate and social justice.
Legal Team Climàximo, Portugal
European Civic Forum, Belgium
Network for PolicteMonitoring (NETPOL) England and Wales,
Community Rights in Greece, Greece
Greenpeace CEE, Austria
HOTM, Belgium
U:NITE, Belgium
In my name, Belgium
We buildt this, Belgium
Artists4 Palestine, Belgium
Queen Nikkolah, Belgium
The Keepers, Belgium
Cyprus NGO Initiative, Cyprus
LDH (Ligue des Droits de l’Homme – France), France
RECLAIM, Belgium
European Anti Poverty Network (EAPN), Belgium
Asociacion Cultural Baizara , Spain
Green Legal Impact, Germany
Protection International, Belgium
European Environment Bureau, Belgium
NOVACT, Spain
Iridia – Centre per la Defensa dels Drets Humans, Spain
XR Legal NL, The Netherlands
ILGA-Europe, Belgium
Statewatch, England
Futuro Vegetal, Spain
United for Climate Justice,
Solidar, Belgium
International Federation for Human Rights (FIDH), within the framework of the Observatory for the Protection of Human Rights Defenders, Belgium
World Organisation Against Torture (OMCT), within the framework of the Observatory for the Protection of Human Rights Defenders, Belgium
Gaynet
Greenpeace
[1] https://documents.un.org/doc/undoc/gen/n21/203/78/pdf/n2120378.pdf
[2] https://unece.org/sites/default/files/2024- 02/UNSR_EnvDefenders_Aarhus_Position_Paper_Civil_Disobedience_EN.pdf
[1] https://documents.un.org/doc/undoc/gen/n21/203/78/pdf/n2120378.pdf
[2] https://unece.org/sites/default/files/2024- 02/UNSR_EnvDefenders_Aarhus_Position_Paper_Civil_Disobedience_EN.pdf