La settimana scorsa l’Italia è stata eletta membro del Consiglio ONU sui diritti umani, per il periodo 2019-2022, caratterizzando la sua candidatura con alcuni
impegni precisi su tematiche che il nostro Paese rappresenterà e sosterrà in quel consesso.
Tra queste, oltre a pena di morte, diritti delle donne e dei minori, educazione ai diritti umani e libertà religiosa, per la prima volta l’Italia ha affermato il suo impegno per il sostegno e il riconoscimento del ruolo dei difensori e difensore dei diritti umani, anche attraverso il dialogo con la società civile – già avviato con la rete
In difesa di – e
il sostegno al lavoro del Relatore Speciale ONU sui Difensori dei diritti umani, Michel Forst.
L’anno scorso il Relatore Speciale era stato in Italia in visita accademica, e in quell’occasione aveva criticato pubblicamente l’attacco ai difensori dei diritti dei migranti nel nostro Paese; in seguito aveva inoltre pubblicato un rapporto sui difensori dei diritti di tutte le persone “
on the move”, con raccomandazioni specifiche rivolte agli Stati membri dell’ONU, tra cui l’Italia.
Si apre dunque un’importante finestra di lavoro per le organizzazioni della società civile italiane e internazionali, a partire da questo impegno formale – diventato ormai parte esplicita della politica estera del nostro Paese – che va irrobustito, utilizzato, messo a disposizione di chi difende i difensori e ai difensori stessi.
A venti anni dalla dichiarazione ONU sui difensori e le difensore dei diritti umani, questo è solo il primo
riconoscimento formale, ma importante, della necessità che anche il nostro Paese (inteso come società civile, enti locali, settore privato, cooperazione, e diplomazia) faccia la sua parte.
Già giugno di quest’anno, la Farnesina ha organizzato un workshop internazionale sulle buone pratiche di protezione dei difensori e difensore dei diritti umani nel contesto della presidenza italiana OSCE.
Fin qua tutto bene, sulla carta. Ma è doveroso sottolineare che – per coerenza – chi si impegna per il rispetto dei difensori e delle difensore dei diritti umani all’estero deve necessariamente farlo anche a casa propria.
Questo aspetto è particolarmente importante in una fase nella quale si assiste alla criminalizzazione nei confronti di chi mette in pratica la solidarietà con migranti e rifugiati.
Auspicando che si istituisca presto l’Autorità nazionale indipendente sui diritti umani, attesa da oltre venti anni, ci sono alcuni impegni che il nostro Paese può assumere immediatamente: applicare le linee guida OSCE sui difensori/e dei diritti umani valide anche per l’Italia; recepire e applicare le linee guida del Consiglio ONU sui Diritti Umani su diritti umani dei migranti in situazioni di vulnerabilità (contenenti una serie di regole per la protezione dei difensori dei diritti dei migranti); e infine, implementare le parti relative ai difensori dei diritti umani presenti nel Piano di Azione Nazionale su imprese e diritti umani.
L’assunzione degli obblighi di protezione dei difensori dei diritti umani – come tema prioritario della politica estera a tutela dei diritti umani – è il risultato del lavoro di advocacy della rete In Difesa Di, nata meno di due anni fa, che si era proposta alcuni obiettivi essenziali per la sua prima fase di azione.
Oltre all’impegno formale del MAECI a sostenere i difensori dei diritti umani, e quindi anche a rafforzare il ruolo e contributo della rete diplomatica, la rete In Difesa Di sta ora lavorando alla preparazione di un piano pilota nazionale su città rifugio per difensori e difensore minacciati che temporaneamente desiderano lasciare il loro Paese. Trento, Padova, Milano hanno a vario livello manifestato impegno o interesse a partecipare al piano pilota, e stiamo ricevendo manifestazioni di interesse anche da parte di altre amministrazioni locali e associazioni della società civile, che sono interessate a capire come contribuire a vario titolo.
Il terzo obbiettivo è quello relativo al ruolo delle imprese italiane, a cui chiediamo di rispettare il ruolo e il lavoro dei difensori dei diritti umani. Infine, chiediamo che la cooperazione italiana sostenga programmi di protezione innovativi e attività di accompagnamento di difensori e difensore, oltre a prevedere strumenti volti a prevenire la possibilità che progetti finanziati da cooperazione bilaterale o multilaterale possano avere un impatto negativo sui difensori o provocare violazione dei loro diritti e dei diritti umani in generale.
Dei quattro obiettivi previsti nella prima fase del lavoro della rete, tre sono già in gran parte assicurati. Si tratterà ora di praticarli, di farne strumento di campagne e iniziative, messe a disposizione di tutte le organizzazioni, associazioni, movimenti e realtà italiane e internazionali che lavorano per la tutela dei diritti umani e per la protezione dei difensori e delle difensore.
Come dice la grande Angela Davis, la libertà è una lotta costante: siamo solo al primo passo, importante certo, ma solo l’inizio. Abbiamo qualche strumento a disposizione nella nostra cassetta degli attrezzi, e starà a tutti noi farne uso.
Risorse utili:
Sito della Farnesina – L’Italia e l’impegno verso i difensori dei diritti umani
Linee guida UE sui difensori dei diritti umani
Linee guida OSCE sui difensori dei diritti umani