Filippine: Victoria Tauli-Corpuz e altri difensori dei diritti umani accusati di far parte di organizzazioni terroriste

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La rete “In Difesa Di – Per i diritti umani e chi li difende”, esprime forte preoccupazione per gli attacchi contro difensore e difensori dei diritti umani nelle Filippine, in particolare riguardo l’accusa formale del governo rivolta ad alcuni difensori e difensore indigeni – tra cui la Relatrice Speciale dell’ONU per i Diritti dei Popoli Indigeni Victoria Tauli-Corpuz – di appartenere a organizzazioni terroriste. Il 21 febbraio, il Ministro di Giustizia delle Filippine ha chiesto a un tribunale di Manila di includere i nomi di 649 persone nella lista di membri o sostenitori di organizzazioni terroriste, ai sensi del National Security Act, approvato nel 2007.  Nella lista nera – in cui figurano presunti leader e aderenti al Partito Comunista delle Filippine e al suo braccio armato NPA (New Peoples’ Army) – sono stati inclusi anche i nomi di numerosi leader indigeni, tra cui: Victoria Tauli-Corpuz (Relatrice Speciale dell’ONU per i diritti dei popoli indigeni); Joan Carling (relatrice dell’Indigenous Peoples Major Group on the Sustainable Development Goals ed esperta del Foro Permanente ONU sui Popoli Indigeni); Joanna Cariño (leader della Cordillera Peoples Alliance, CPA e co-presidente di SANDUGO); Windel Bolinget (presidente Cordillera Peoples Alliance, CPA); Jose Molintas (avvocato ed ex-membro del gruppo di esperti ONU sui diritti dei popoli indigeni EMRIP); Beverly Longid (coordinatrice Indigenous Peoples Movement for Self-Determination and Liberation); Jeanette Ribaya Cawiding (coordinatrice regionale Alliance of Concerned Teachers – Cordillera) e Sherwin De Vera (coordinatore regionale di DEFEND- Ilocos e membro di Save The Abra River Movement, STARM), oltre a numerosi difensori e difensore indigeni della regione di Mindanao. Il segretario del dipartimento di Affari Esteri e il portavoce del presidente hanno dichiarato di avere le prove del presunto legame con organizzazioni terroriste. Se non riusciranno a dimostrare la propria innocenza, gli attivisti e le attiviste potrebbero essere arrestati. Secondo Human Rights Watch, l’inclusione dei difensori indigeni nella “lista nera” equivale a una minaccia per la loro sicurezza e incolumità. Già in passato, molti di coloro accusati di aderire all’NPA sono stati vittime di esecuzioni extra-giudiziali. Michel Forst, Relatore Speciale ONU sui difensori dei diritti umani, e Cecilia Jimenez-Damary, Relatrice Speciale che si occupa delle popolazioni sfollate, hanno definito come un “atto di rappresaglia” l’inclusione di Vicky Tauli-Corpuz nella lista “nera” del Ministero di Giustizia delle Filippine. In questi mesi Tauli Corpuz sta lavorando a un rapporto sulla criminalizzazione dei difensori e difensore dei diritti dei popoli indigeni, che a ottobre presenterà al Consiglio ONU sui Diritti Umani e all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Inoltre nel dicembre scorso Tauli-Corpuz e Jimenez-Damary avevano emesso un comunicato congiunto chiedendo al governo Duterte di “rispettare i propri obblighi derivanti dal diritto internazionale di proteggere i diritti umani dei popoli indigeni, anche nel contesto di conflitti armati”. Nel comunicato si denunciava l’espulsione di migliaia di indigeni Lumad come conseguenza del conflitto tra forze governative e ribelli a Mindanao. Almeno 2500 indigeni sono stati espulsi da ottobre dello scorso anno, e molti di loro sono stati uccisi da forze militari. Una situazione che potrebbe degenerare ulteriormente, a causa dell’estensione della legge marziale fino a fine 2018. Il governo Duterte non è nuovo a minacce nei confronti di Relatori Speciali delle Nazioni Unite e in passato il presidente minacciò la Relatrice Speciale ONU sulle esecuzioni extragiudiziali Agnes Callamard, rea di aver condannato più volte le migliaia di omicidi commessi nella campagna lanciata dal governo contro il consumo e commercio di droga. Secondo l’ultimo report di Front Line Defenders, l’80% dei 312 difensori e difensore uccise nel mondo nel 2017 sono avvenuti in Brasile, Colombia, Messico e Filippine. Tra questi il leader indigeno del popolo Lumad, Renato Anglao, ucciso a colpi d’arma da fuoco nel febbraio 2017 mentre viaggiava in moto assieme alla moglie e alla figlia di 5 anni nel nord di Mindanao. Renato Anglao stava documentando le violazioni dei diritti umani conseguenti all’invasione di terre indigene della tribù Manobo-Pulangion da parte di allevatori di bestiame e coltivatori di ananas. Secondo l’ONU, nelle Filippine con il governo di Rodrigo Duterte la situazione è drasticamente peggiorata: le esecuzioni extra-giudiziali sono sempre più frequenti, alcune zone sono state completamente militarizzate, si sono verificati gravi abusi da parte dell’esercito e chiunque provi a denunciare le violazioni dei diritti umani e criticare il governo rischia di essere minacciato, aggredito, incarcerato o ucciso. Inoltre sempre più spesso il governo sta ricorrendo alla legislazione anti-terrorismo per censurare, stigmatizzare e criminalizzare i difensori dei diritti umani, i giornalisti, i leader indigeni e la società civile. La rete “In Difesa Di – Per i diritti umani e chi li difende” chiede al governo delle Filippine di: – rimuovere i nomi dei difensori e difensore dei diritti umani dalla lista di presunti terroristi; – assicurare la sicurezza e la protezione dei leader indigeni e di chi difende i diritti umani; – garantire il rispetto dei diritti umani e le libertà fondamentali, tra cui l’accesso alla giustizia, la libertà di espressione e la libertà d’associazione. La rete chiede inoltre al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale di: – impegnarsi a sostenere e proteggere i difensori e le difensore dei diritti umani nelle Filippine attraverso la propria rappresentanza diplomatica, come previsto dalle linee guida dell’Unione Europea e dell’OSCE; – esprimere pubblicamente la propria preoccupazione per la criminalizzazione e gli attacchi contro i difensori e le difensore dei popoli indigeni nelle Filippine.